martedì 1 giugno 2010

La crisi che gioca a testa o croce

Pubblicato su Il Sardegna del 31 maggio 2010



I mutui subprime e la conseguente crisi degli istituti bancari in tutto il mondo; il petrolio che ormai da mesi fuoriesce ininterrottamente dalla piattaforma BP nel Golfo del Messico; da ultimo, il debito greco fuori controllo che trascina nel vortice l’intera economia europea. Le grandi crisi che hanno catalizzato l’opinione pubblica negli ultimi tempi sono tutte collegate da un sottile filo rosso, efficacemente riassunto dalla nota gag di Stanlio e Ollio: “se esce testa vinco io, se esce croce perdi tu”. E’ infatti accaduto che alcuni soggetti hanno operato per anni senza rispetto per le più elementari regole di prudenza e correttezza, traendone enormi vantaggi. Ma quando il rischio si è tramutato in catastrofe, ecco che gli enormi oneri necessari per porvi rimedio sono stati addossati alla collettività.

L’intervento pubblico, imposto dalla necessità di evitare che le varie catastrofi – finanziarie o ambientali – si potessero diffondere in maniera epidemica, travolgendo tutta l’economia e la società, è comunemente definito come “salvataggio”. E così, si salvano le banche in crisi, l’Europa salva i “cugini greci”, Obama sarà ben presto chiamato a salvare la Louisiana dall’onda nera che ormai è giunta alle foci del Mississipi. Il termine, grazie anche al suo utilizzo nel lessico cattolico, è connotato in senso fortemente positivo ed evoca l’immagine del pompiere che evacua l’abitazione in fiamme, salvando gli abitanti, o del san bernardo che salva l’alpinista rimasto sepolto da una slavina. Gli americani, per contro, utilizzano il termine bailout che originariamente indicava l’azione del pilota che si lascia fuori dall’aeroplano in caduta. In questo caso il pilota ha perduto l’aereo affidatogli, questo andrà a schiantarsi magari sulla casa di qualcuno, ma la vita umana deve pur sempre essere salvata dal bailout. Da allora il termine è adottato quando si va in soccorso di chi, per propria colpa, si è cacciato in una situazione spiacevole, o drammatica, da cui non può uscire con le proprie forze. Così il bambino che salta la cena perché resta a giocare a pallone, e poi al rientro si lamenta per la fame, viene sfamato dai genitori con un bailout. Ma un genitore serio, nei giorni successivi, vieterà al figlio di uscire a giocare. E così pure, il pilota salvato dal paracadute che ha lasciato colpevolmente schiantare il proprio aereo su un centro abitato, difficilmente troverà qualcuno che gli affidi un altro aereo.

La storia delle parole, a volte, insegna ad usarle correttamente. E dopo aver ripulito le coste americane dal petrolio, è probabile che saranno imposti nuovi e stringenti divieti all’utilizzo di piattaforme di estrazione oceaniche. Così pure, la crisi della Grecia ha portato tutti gli stati europei ad approvare misure fortemente restrittive della spesa pubblica. Solo le banche sono rimaste immuni dalle conseguenze della crisi che hanno innescato, e dopo qualche mese dal bailout hanno ricominciato a macinare utili e distribuire laute provvigioni ai propri manager. Che esca testa o croce, il risultato non cambia.

di chi è la sella del diavolo

Pubblicato su Il Sardegna del 22.4.2010

Di chi è la Sella del Diavolo? E la Torre di Pisa? Di tutti, direte correttamente, e quindi di nessuno. Tutti possono liberamente prendere il sole nella spiaggia cittadina, tutti scattare una foto mentre fingono di reggere la Torre pendente con la mano e, se per caso un imprenditore decidesse di aprire un albergo o un ristorante sulla spiaggia cagliaritana, potrebbe ben chiamarlo “Hotel Poetto” o “Ristorante La Sella del Diavolo”.

Il Governo, tuttavia, il 16 aprile scorso, ha introdotto di soppiatto una bomba in questo sistema idilliaco. Gli enti territoriali possono ora registrare come marchio i beni facenti parte del patrimonio storico, culturale e paesaggistico nazionale. Nel decifrare questa oscura previsione normativa non bisogna farsi ingannare dalla natura pubblica degli enti che potranno registrare i marchi in esame: la sostanza è che un bene in precedenza “comune”, di tutti, viene oggi privatizzato. Il ristoratore che volesse riprodurre la Sella del Diavolo sul proprio menu sarà costretto a pagare le royalties, e così pure l’imprenditore immobiliare che dovesse mettere in vendita una lottizzazione “Mari Pintau” dovrà pagare i diritti all’ente che avrà registrato il relativo marchio.

In sostanza, si tratta di una nuova tassa che andrà a gravare sugli imprenditori a beneficio degli enti territoriali, seppur “contrabbandata” come strumento di valorizzazione del patrimonio culturale nazionale. Ma non basta.

A partire da domani il vero problema sarà: di chi è il Poetto? chi potrà registrare il relativo marchio? Il Comune di Cagliari o di Quartu S.E. ? O forse la Provincia di Cagliari? Il rischio è che si vada verso una corsa alla registrazione dove il più veloce, o il più furbo, o il meglio assistito, avrà la meglio. E, così, infine, anche il Colosseo, che in passato tanti hanno provato a vendere, potrà ora essere legittimamente venduto dal Comune di Roma ad una multinazionale americana.