giovedì 11 febbraio 2010

Lo scandalo dei derivati nell'Isola

pubblicato su Il Sardegna del 28.11.2009

Prendete una materia così complessa da non poter essere compiutamente affrontata in un normale corso universitario. Provate ora a disciplinare questa materia con un contratto così sofisticato che, di norma, viene "preconfezionato" da banche estere specializzate e poi ceduto alle banche italiane. Ora impacchettate questo contratto con un nastro colorato ed una scritta sopra che recita "riduzione degli oneri del debito" e immaginate di offrirlo agli amministratori di grandi e piccoli Comuni d'Italia oberati dai debiti, senza illustrarne il reale contenuto ed i potenziali effetti. Ecco servito lo scandalo dei derivati sottoscritti dagli enti locali.

Dalle ultime rilevazioni statistiche risulta che circa 519 Comuni italiani hanno sottoscritto un contratto derivato. In Sardegna sono 22 i Comuni che hanno sottoscritto un derivato e, di questi, il 72,7% ha dichiarato alla Corte dei Conti di aspettarsi una perdita dal contratto: la percentuale più alta in Italia.

Facciamo ordine: i derivati sottoscritti dagli enti locali, per legge, dovrebbero esclusivamente "ristrutturare il debito" mediante "eliminazione del rischio di aumento dei tassi di interesse" sui finanziamenti in essere. Tuttavia, la banca che propone il derivato, nella gran parte dei casi, riveste la triplice posizione di titolare del debito da ristrutturare, di proponente del contratto e di consulente del Comune in merito alla convenienza del contratto. In evidente conflitto di interessi. Accade così che i contratti derivati sottoscritti dai Comuni vengono a contenere vere e proprie "scommesse" sull'andamento dei tassi di interesse, illegittime. E quando, come è spesso accaduto, il Comune perde la scommessa, le perdite sono altissime.

Certo, non tutti i contratti derivati sottoscritti dagli enti locali sono necessariamente contrari alla legge: il vero problema è legato alle difficoltà nel distinguere quelli che sono legittimi da quelli che non lo sono. Una sana e prudente gestione delle finanze pubbliche dovrebbe imporre a tutte le amministrazioni comunali di procedere ad un check-up dei rischi connessi ai contratti in essere. Ma quante, soprattutto in Sardegna, hanno avviato le necessarie procedure? E quanti Comuni espongono nei propri bilanci le reali passività conseguenti alla stipula di questi contratti ?

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