giovedì 25 febbraio 2010

Pubblicato su Il Sardegna del 20.2.2010

La verità sul saliscendi dei titoli.

La Borsa sale, la Borsa scende. Ogni giorno i telegiornali ripetono questo mantra, mentre i telespettatori, con l’atteggiamento del tifoso allo stadio, esultano per un rialzo o si mortificano per un ribasso dell’indice Mibtel. Ma di che si parla effettivamente, e a chi interessa davvero? Certo, la Borsa porta un beneficio all’economia nazionale – e di riflesso a tutti i cittadini – consentendo alle imprese di reperire danaro a condizioni migliori di quelle praticate dal sistema bancario. Le banche richiedono gli interessi ogni mese, a prescindere dall’andamento della società; gli azionisti, invece, vengono pagati una volta all’anno e solo se la società ha prodotto utili. Tuttavia, le notizie di Borsa che ci bombardano giornalmente non hanno nulla da spartire con questa finalità “sana” del mercato. Negli ultimi 4 anni sono state appena 39 le società che hanno fatto appello al mercato per raccogliere nuovi investimenti, per un importo complessivo sostanzialmente irrilevante rispetto ai numeri mossi giornalmente dai mercati. E allora, è lecito chiedersi a cosa è servita la Borsa in questi anni se non ha finanziato le imprese. Se non ha “pompato” il danaro per gli investimenti necessario alla nostra economia asfittica. Semplice. La Borsa ha alimentato unicamente la speculazione finanziaria. Il saliscendi dei titoli ha portato all’economia reale un contributo sostanzialmente nullo, assimilabile a quello delle vincite al Superenalotto. O forse addirittura inferiore, visto che almeno le lotterie portano un notevole vantaggio fiscale allo Stato – e dunque ai cittadini – spesso eluso nel caso di capital gain. E allora, spostiamo le notizie di Borsa dalla pagina dell’economia a quella della cronaca, e d’ora in poi accanto alla foto del titolare del bar-tabacchi che ha ricevuto la giocata milionaria troveremo anche la foto dell’amministratore della società che, con la sua quotazione, ha fatto le fortune – o le disgrazie – degli investitori. Probabilmente sarebbe più corretto ed i cittadini-telespettatori avrebbero reale coscienza delle regole, o dell’assenza di regole, del gioco. Quel gioco dove i grandi investitori, gli squali, chiamano i piccoli investitori “parco buoi”.

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